Dodici mesi fa chiudevo l’ultimo post del 2017 augurandomi che ci fossero nel 2018 piccoli passi avanti nella mala educazione civica, piccole ma significanti cose tipo non parcheggiare nei posti riservati ai disabili. Devo dire che nell’ultimo anno non ho notato moltissime differenze in questo senso. Anzi. Ho toccato con mano la non meravigliosa esperienza di non poter assistere a eventi che invece avrei voluto vedere, scoraggiata dalle mille difficoltà di accesso.
Eppure, almeno nella città in cui vivo, qualcosa sta cambiando. In un modo semplice (come dovrebbe essere): ovvero mettendo insieme a ragionare più teste appartenenti a mondi diversi (da quello politico, a quello medico, a quello imprenditoriale e dell’organizzazione eventi) su quali caratteristiche dovrebbe avere un evento, una mostra, un locale affinché vi si possa accedere anche con le stampelle o con la sedia a rotelle, e passarvi alcune ore godendosi appieno quell’evento, quella mostra, quel locale. Fra l’altro, anche senza fare ogni volta troppi ragionamenti “vado/non vado”. La scelta dovrebbe sempre cadere su “vado”, proprio perché dovrebbe essere realmente possibile andare senza porsi ogni volta troppi problemi. Parlo al condizionale perché si dà per scontato che in un Paese civile come l’Italia quello dell’accessibilità sia un diritto garantito e quindi un problema superato. Ma non è così. Siamo nel 2019 e non è così.
Dunque, auguri a tutti per l’anno che verrà: per sentirci meglio e migliori, partiamo dalle cose semplici: guardiamoci intorno. E pensiamo a come potremmo facilmente) rendere più facile (e meno grigia) la vita alle persone che invece ogni giorno la vivono tra mille difficoltà.