Oggi è la giornata mondiale del caffè. La farò breve, anzi ristretta. Non so voi, ma io senza caffè non potrei sopravvivere. Scandisce le giornate, come un orologio: al mattino, l’espresso al bar è la spinta finale ad affrontare il lavoro. E’ come il via! dopo il pronti, attenti. (Sia che si entri in ufficio, sia che si siano appena portati i figli a scuola e ci aspettino le solite 10 mila commissioni).A metà mattina, la pausa alla macchinetta è il meritato break. Per la serie ‘sono a buon punto. Mi merito una pausa’. Dopo il pranzo, riecco la spinta, questa volta per affrontare il pomeriggio (e vincere l’abbiocco). Dopo cena, c’è chi lo prende e chi no ‘altrimenti mi giro tutta la notte’. E poi, naturalmente, ci sono gli intenditori: cioè quelli che al ristorante stellato scelgono ‘quel’ tipo di caffè dalla carta dedicata, e se non conosci tutti i tipi di miscele sei uno sfigato. Sì, compreso il caffè più pregiato al mondo, il Kopi Luwak, fatto con escrementi di zibetto (non ditemi che non lo sapevate e che non lo avete mai assaggiato). Macchiato, decaffeinato, al vetro, corto, con latte freddo a parte: qualunque ‘forma’ assuma, il caffè ha una valenza altamente socializzante. Per dire, dalle chiacchiere fra colleghi, al classico del corteggiatore che ti invita disinvoltamente al bar (e tu dici di sì solamente perchè fuori fa un freddo cane), all’amica che davanti alla tazzina si scioglie e ti racconta le corna del marito fedifrago, agli aggiornamenti tra professionisti su idee/progetti, al gossip tra amiche il sabato pomeriggio, al caffè più lettura di quotidiano della domenica mattina, fino al caffè pagato come si usa a Napoli, un piccolo gesto di solidarietà e di gentilezza per chi magari la tazzulella al bar non se lo può permettere.
Come italiana, invece, direi che certi bicchieroni portati in giro in strada e/o negli uffici visti nei film americani non mi convincono affatto….con questo, non vedo l’ora che Starbucks arrivi a Torino, e soprattutto, non dico di non sopportare la vista di certe tazzone in mano a Robert Redford in ‘Tutti gli uomini del Presidente’. Tra l’altro, lo sapete, vero, che nel caffè americano c’è più caffeina che in un nostrano espresso?