A reggio emilia apre manyi

A reggio emilia apre manyi

APRE IL 27 GENNAIO A REGGIO EMILIA MANYI IL RISTORANTE DOVE LA CUCINA TRADIZIONALE CINESE INCONTRA LE ULTIME TENDENZE DELLA WORLD CUISINE

Dal 27 gennaio a Reggio Emilia apre Manyi nuovo ristorante dove, nel segno dell’asian cuisine, i sapori della tradizione gastronomica cinese cantonese si mixano e si incontrano con le tendenze food dal mondo. Manyi, che in cinese significa ‘trabocca’ è una parola beneaugurante: ed era infatti questo, appunto in italiano, il nome del ristorante aperto nel 1994 negli stessi locali da Lin Huanping che data la grande esperienza, guida ora la cucina di Manyi: al suo fianco, i figli, nel ramo del management e dello sviluppo. Gli interni del locale sono caratterizzati da un restyling completo, con i colori caldi del legno che giocano con il nero dei pannelli, ed elementi rappresentativi della cultura asiatica che si mixano perfettamente con uno stile industriale. Nella sala, elegante e in cui si respira un’atmosfera rilassata, si apre una “finestra” di vetro trasparente che come una cornice porta l’occhio del pubblico sulla grande cucina a vista. 

Il cascinalenuovo spegne 50 candeline

Il cascinalenuovo spegne 50 candeline

IL CASCINALENUOVO SPEGNE 50 CANDELINE 

Walter e Roberto Ferretto tra tradizione del passato e uno sguardo al futuro con il progetto I Tre Chef insieme a Fulvio Siccardi e a Diego Pattarino. Il Cascinalenuovo di Isola D’Asti compie 50 anni. E i fratelli Ferretto, Walter e Roberto, il prossimo 19 marzo spegneranno le cinquanta candeline del locale.

50 anni di continuo successo, parallelo alla crescita di una famiglia con una storia che inizia negli anni Cinquanta, quando i Ferretto già avevano un ristorante nel centro di Asti: l’Antico Paradiso. “Siamo cresciuti – ricorda Walter – in mezzo ai fornelli. Sento ancora il profumo del pollo alla Babi come lo faceva Genio, che lavorava al ristorante, e del minestrone di verdure (piatto tipico astigiano) di mia nonna”. E fu proprio la nonna a spingere Walter a ‘fare altro’, a cominciare dagli studi: non l’alberghiero, ma ragioneria. Invece poi Walter non resiste alla tradizione di famiglia e torna a quello che già era divenuto Il Cascinale: che dal ’68 all’85 è un locale che fa grandi numeri, posizionato proprio sulla Statale per Asti, con tanto di bar e discoteca. Nel 1985 Walter e Roberto trasformano Il Cascinale ne ll Cascinalenuovo. Walter è in cucina, Roberto sommelier e maître di sala. “Sono autodidatta – dice Walter Ferretto – e ho iniziato questo lavoro relativamente tardi, a 25 anni. Decisivi, nella mia carriera e per il mio apprendimento ‘sul campo’, sono stati gli incontri con Angelo Gaja e con Giacomo Bologna, soprattutto con il secondo. Con Bologna ho girato, ho provato, ho assaggiato: lui mi ha mostrato come negli anni 80-90 si stava evolvendo la cucina, a partire dai piatti di Gualtiero Marchesi”.

Epperò, Sanremo…(uomini alfa ne abbiamo? #3)

Epperò, Sanremo…(uomini alfa ne abbiamo? #3)

Sanremo 2018:  ovvero se vi servisse un’ulteriore prova (del nove) dell’esistenza del maschio Alfa (se non ricordate potete leggere QUI  e QUI)

Dove vanno gli chef in vacanza? L’abbiamo chiesto a 8 di loro

Dove vanno gli chef in vacanza? L’abbiamo chiesto a 8 di loro

A parte lo stacanovista Cracco che si è sposato e non ha neppure fatto la luna di miele per questioni di tempo legate all’opening del suo nuovo ristorante in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, i cuochi – anche i grandi – fanno vacanze–studio. A tutti piace girare il mondo e intanto fare formazione continua, ovvero provare la cucina dei colleghi così da tornare a casa (e al proprio ristorante) con nuove idee, sapori & saperi. È quanto emerso anche dalla nostra indagine, che è arrivata anche a chef tristellati e australiani. Dove vanno gli chef in vacanza?

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Il Giorno della Marmotta: pre bye bye letargo

Il Giorno della Marmotta: pre bye bye letargo

Oggi, 2 febbraio, è il Giorno della Marmotta, #sapevatelo. Magari ve lo ricordate perchè in testa avete Bill Murray che si sveglia ogni giorno con in sottofondo I got u babe di Cher e Sonny Bono, e vive ogni giorno lo stesso giorno. Naturalmente il  Groundhog Day è una tradizione tutta USA, anzi, arriva precisamente da Punxsutawney, Pennsylvania, e risale al 1887.

Pessimismo cosmico for dummies

Pessimismo cosmico for dummies

Depressi? Siete in un tunnel e non scorgete la luce? Di un bicchiere riuscite a vedere solo la parte mezza vuota? A parte il fatto di stare all’occhio, che ad essere pessimisti  ci si attira ulteriore sfiga: mettetevi poi l’animo in pace e non sentitevi soli perché la negatività è insita nel dna umano. Sì, dalla notte dei tempi il nostro cervello è stato programmato per propendere sempre al peggiore dei casi. E’ così che siamo sopravvissuti, fino dalla preistoria.

Damiano Carrara, il pasticcere preferito dai bambini (che piace alle mamme)

Damiano Carrara, il pasticcere preferito dai bambini (che piace alle mamme)

Nuovo volto di Real Time, da Bake Off a Bake Off Junior e ora a Cake Star, è giovane, bello e simpatico. A 19 anni metalmeccanico il suo sogno l’ha portato lontano. Ecco chi è e una cheesecake da fare con i suoi consigli.

Campioncini (& dintorni)

Campioncini (& dintorni)

Giusto domenica stavo facendo decluttering in bagno. Precisamente, in un cassetto di un mobiletto del bagno. Quello dove metto tutti i mini – formati per un weekend o un viaggio breve: mini – shampini, mini – spazzolini, mini – dentifricini, mini – saponettine. Ma, soprattutto, mini formati di creme viso. Idratanti, antiage, contorno occhi, illuminanti, riparatrici ecc. Tubetti, barattolini e bustine: i campioncini, insomma.

TRISTEZZA PER FAVORE VAI VIA #2

TRISTEZZA PER FAVORE VAI VIA #2

Dopo il Black Friday, il Blue Monday. Mi pare ovvio. Ormai il calendario è scandito dai colori dell’arcobaleno. In inglese. Ma a parte questo. Un anno fa scrivevo questo post, oggi vorrei riattualizzarlo aggiungendo un dato fondamentale: stamattina presto, quando mi sono alzata, ho pensato alle tremila cose da fare entro la giornata, non a che giornata era oggi. Altro che farsi prendere dalla tristezza del Blue Monday. Non c’è mica il tempo: ci laviamo i denti all’alba delle sette, ed è subito sera. Bye bye blues. Con tanto di divano, copertina e Netflix.

Il dicorso di Oprah: a new day is in the horizon.

Il dicorso di Oprah: a new day is in the horizon.

Pubblichiamo la traduzione integrale del discorso tenuto da Oprah Winfrey durante la cerimonia dei Gloden Globe celebrata domenica sera 7 gennaio

Nel 1964, ero una ragazzina seduta sul pavimento in linoleum a casa di mia madre nel Milwaukee che guardava Anne Bancroft che consegnava l’Oscar come miglior attore durante la trentaseiesima edizione dell’Academy Awards. Aprì la busta e pronunciò sei parole che hanno letteralmente fatto la storia: “The winner is Sidney Poitier”. Sul palco arrivò l’uomo più elegante che io avessi mai visto. Ricordo che aveva la camicia e il papillon bianchi, e ovviamente la sua pelle era nera. Non avevo mai visto un uomo nero celebrato in quel modo. Ho provato tante, tante volte a spiegare che cosa un momento del genere significhi per una ragazzina, una bambina che guarda sua madre che torna a casa stanca morta per aver pulito le case degli altri. Tutto quello che posso fare è citare, e dire che la spiegazione è nella performance di Sidney nel film “I gigli del campo”: “Amen, amen, amen, amen”.

Ma non si tratta di una storia che riguarda solo l’industria dell’intrattenimento. Trascende ogni cultura, geografia, razza, religione, politica o lavoro. Quindi, questa sera io vorrei esprimere la mia gratitudine a tutte quelle donne che hanno sopportato anni di abusi e violenze perché, come mia madre, avevano bambini da mantenere e bollette da pagare e sogni da inseguire. Sono le donne di cui non conosceremo mai il nome. Sono casalinghe e contadine. Lavorano nelle fabbriche, nei ristoranti, all’università, nell’ingegneria, nella medicina o nella scienza. Fanno parte del mondo della tecnologia, della politica e degli affari. Sono le nostre atlete alle Olimpiadi e sono i nostri soldati nell’esercito.

E c’è qualcun altro, Recy Taylor. Un nome che io conosco e penso dovreste conoscere anche voi. Nel 1944, Recy Taylor era una giovane moglie e madre. Stava tornando dalla messa a Abbeville, in Alabama, quando sei uomini bianchi armati l’hanno rapita, stuprata e abbandonata con gli occhi bendati sul ciglio della strada che dalla chiesa portava a casa sua. Le dissero che l’avrebbero uccisa se lei avesse raccontato il fatto a qualcuno, ma la sua storia è stata riportata dalla Naacp dove a capo dell’indagine venne nominata una giovane di nome Rosa Parker e insieme hanno cercato di ottenere giustizia. Ma la giustizia non era una possibilità ai tempi di Jim Crow. Gli uomini che hanno cercato di distruggerla non sono mai stati indagati. Recy Taylor è morta dieci giorni fa, alla soglia del suo novantottesimo compleanno. Lei ha vissuto, come tutte noi abbiamo vissuto, troppi anni in una cultura ferita da uomini potenti. Per troppo tempo le donne non sono state ascoltate o credute quando hanno osato raccontare la loro verità al potere di questi uomini. Ma il loro tempo è finito. Il loro tempo è finito.

Il loro tempo è finito! E io spero, spero che Recy Taylor sia morta nella consapevolezza che la sua verità, così come la verità di tante altre donne che in questi anni sono state tormentate, o che lo sono tuttora, sta venendo fuori. Doveva essere da qualche parte, nel cuore di Rosa Parks, quasi 11 anni dopo, quando ha preso la decisione di rimanere seduta in quell’autobus a Montgomery ed è qui con ogni donna che ha deciso di dire “Me too”. E in ogni uomo, in ogni uomo che ha deciso di ascoltare.

Nella mia carriera, quello che ho sempre cercato di fare al meglio, in televisione o nei film, è di raccontare qualcosa di come le donne e gli uomini si comportano davvero. Di raccontare come proviamo vergogna, amore o rabbia, come falliamo, come ci ritiriamo, come perseveriamo e come vinciamo.

Ho intervistato e ritratto persone che hanno sopportato alcune delle cose più brutte che la vita possa gettarti addosso, ma l’unica qualità che ognuna di loro sembrava avere in comune con le altre era quella di mantenere la speranza in un mattino più luminoso, persino durante le nostre notti più buie. Quindi io voglio che tutte le ragazze che ora stanno guardando sappiano che c’è all’orizzonte un nuovo giorno!E quando questo nuovo giorno sarà finalmente sorto, sarà grazie a tante donne meravigliose, molte delle quali sono proprio qui, questa sera in questa stanza, e grazie ad alcuni uomini piuttosto fenomenali che stanno lottando duramente per essere certi che loro saranno i leader che ci condurranno fino al momento in cui nessuno dovrà dire di nuovo: “Me too”. Grazie!

T18 gestirà gli orti della Reggia di Venaria (Torino)

T18 gestirà gli orti della Reggia di Venaria (Torino)

 

“A inizio 2017 le gelate in meridione hanno causato problemi addirittura fino a marzo: abbiamo avuto particolari varietà di verdure ridotte ai termini sia in qualità che in quantità. Siamo riusciti tuttavia a gestire al meglio l’emergenza, razionalizzando la distribuzione del prodotto, fra mercati all’ingrosso e distribuzione organizzata”, afferma Edoardo Ramondoamministratore delegato di T18, rispetto al freddo invernale che, nell’inverno 2017, ha rallentato le produzioni. Nell’estate, invece, prosegue Ramondo, “con il consolidarsi degli ottimi rapporti con i produttori del territorio piemontese e grazie ai vantaggi offerti loro dal progetto Sagreen, con il riscaldamento pressochè gratuito delle serre tramite l’impianto collegato di produzione di biogas, abbiamo potuto offrire il meglio della produzione legata al nostro territorio: pomodori, peperoni e zucchini. Il prodotto ortofrutticolo con una miglior performance è stato il pomodoro – continua Ramondo –  anche perché la sua produzione è stata pianificata lungo tutto l’arco dell’anno gestendo la programmazione dei trapianti in funzione del clima disponibile lungo l’arco dell’anno nelle varie regioni d’Italia.

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Acchiappo per cani (& padroni) single

Acchiappo per cani (& padroni) single

Sono appena finite le Feste (finiscono oggi, infatti l’Epifania tutte le Feste porta via), e negli scorsi giorni, come ogni anno, tra i classiconi (oltre a Natale sulla 34tresima strada) ci sono stati in programmazione i film di Walt Disney, tra cui la Carica dei 101. Che inizia con il dalmata Pongo che cerca una fidanzata per sé e per il padrone, l’umano Rudy. Così durante una  passeggiata al parco Pongo adocchia la coppia Anita – Peggy (dalmata femmina) e l’incontro produce i suoi frutti: tutti e quattro vissero felici e contenti (almeno fino all’arrivo di Crudelia De Mon, ma questa è un’altra storia).

AAA cercasi sirene

AAA cercasi sirene

Come va? Siamo al quarto giorno del nuovo anno….direi che basta con le liete dei buoni propositi e oroscopi vari. Piuttosto: siete passati (grintosamente) all’azione? Tipo: anno nuovo, vita nuova?

Mala educazione civica (che speriamo migliori nel 2018)

Mala educazione civica (che speriamo migliori nel 2018)

In questa sarabanda esagerata di auguri, che giungono da ogni luogo & ogni lago, che auspicano uno sfavillante 2018 ricco di belle novità, ci sono invece ancora le solite, piccole, meschinerie quotidiane. Lo so, di solito evito di parlare di disabilità, ma, cavolo, quando è troppo è troppo. In un mondo in cui non possiamo fare niente per rinchiudere i pazzi che vogliono scatenare la guerra atomica e/o altre cose che quotidianamente i tiggi ci propinano, tipo le stragi, qualcosa di utile e concreto possiamo farlo.

Post Christmas Blues

Post Christmas Blues

Puntuale, puntualissimo. Scatta il 27 dicembre mattina, dopo il caffè. No, non è la depressione post partum, ma la depressione post Natale, che è più dem, in quanto coglie ambosessi e gender. Ecco, le feste di Natale sono finite, e ci aspettano il 31 e l’anno nuovo. E’ finito quello spirito da fiaba che aleggiava, quella corsa frenetica ma gioiosa al regalo, quello slalom – incastro di impegni per vedersi un minuto con l’amica per un caffè al volo e per farsi gli auguri. Comunque sono finalmente finite anche le catene di messaggi – gift – auguri su Whatsapp.