Parole o_stili: un manifesto per la comunicazione in rete hate free

Parole o_stili: un manifesto per la comunicazione in rete hate free

Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti nel film Palombella rossa. Le parole sono importanti anche oggi, soprattutto oggi, che siamo travolti da un’overdose di parole provenienti dalla rete, e ne siamo rimasti intossicati. Perché la rete è stato l’unico mezzo a comunicare in questo periodo. Sempre in queste settimane, ci siamo resi conto di quanto taglienti, quanto cariche di odio e di rancore rabbioso, sordi e spaventevoli possano essere le parole sui social: il massimo (negativo) è stato toccato con il caso di Silvia Romano.

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La rinascita digitale come occasione di rinascita personale

La rinascita digitale come occasione di rinascita personale

www.rinascitadigitale.it

Sono Francesca e vivo a Torino. Da qualche anno ho un blog che si chiama #tuttegiuperterra, che è anche il nome della mia Onlus, nata in seguito al fatto che a quarant’anni (adesso ne ho 48) si sono mi si sono presentati i sintomi di una mutazione genetica che ho sempre avuto nel mio DNA. I sintomi hanno rivelato una patologia abbastanza rara, la paraparesi spastica, che oggi mi costringe a muovermi con le stampelle ed ad essere invalida all’80%. La mia vita in questi anni è cambiata. Ma ho sempre continuato a fare quello che so fare, ovvero il mio lavoro di giornalista e ufficio stampa. Certo, la fatica, anche psicologica, è quadrupla, ma nella quotidianità (che – credetemi – è la cosa più difficile da affrontare) cerco di essere ‘testimonial’ del fatto che, no matter what, una persona con delle difficoltà può lo stesso fare tante cose. Per il fatto che è una persona. Con una testa, un cervello, una mente, un’ anima e un cuore.

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Madame in lockdown sotto la Mole

Madame in lockdown sotto la Mole

 

Ripartiamo. Ma qui a Torino le madame non si sono fa mai fermate, neanche in quarantena. Schersuma nen. Ce lo racconta Francesca Lorenzoni nella saga (ormai siamo al terzo libro) dedicata alle madame torinesi. Madame in Quarantena edizioni Compagine, è stato presentato fra le novità editoriali nella vetrina virtuale del Salto (Salone del Libro) Extra, l’edizione online della kermesse.

Una storia di cibo al giorno: diario di chef e imprenditori del food durante la quarantena

Una storia di cibo al giorno: diario di chef e imprenditori del food durante la quarantena

 

Una storia di cibo al giorno è un mosaico di cui Sara Scaparone ha raccontato le tessere. Il mosaico è la metafora della grande rete della solidarietà torinese, piemontese, italiana attivatasi in tempi di Coronavirus. Dato che è una giornalista di Food, a Sara è venuto naturale raccontare quello che ristoratori, produttori, pasticcieri, operatori di organizzazioni come Slow Food, imprenditori e imprenditrici a loro volta piegati e messi in ginocchio da questa maledetta epidemia, hanno fatto e stanno facendo per aiutare gli altri.

‘Nessun posto è bello come casa mia’

‘Nessun posto è bello come casa mia’

 

Come state? In questo periodo non è una domanda scontata – anzi ‘di default’ -, come l’avremmo definita fino a due mesi fa. Non so voi, ma io mi sento veramente alla frutta. Cantare sui balconi, abbiamo cantato. Impastare, abbiamo impastato. Chattato in videocall con gli amici, abbiamo chattato. Smart working, abbiamo workato. Insomma, abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, ora però non venitemi ancora a dire che andrà tutto bene, ne ho la nausea. Andrà tutto bene, ok, ma quando? E poi ormai sono morte migliaia di persone, anzi centinaia di migliaia in tutto il mondo. Boh.

Che dire dell’ #iorestoacasa? Diciamo che chi ha una disabilità è già abituato ad essere isolato, ata un dramma quindi la quarantena tutto sommato non è stata più di tanto un dramma. Quando per le persone con disabilità come me riprenderà la vita quotidiana, dovremo ricominciare tutto, e riprendere sarà veramente una fatica quadrupla, fisica e psicologica: anzi, mai come adesso mi trovo d’accordissimo con Dorothy del Mago di Oz: ‘Nessun posto è bello come casa mia’. Ovvio, poi, che il discorso vale per chi un tetto sopra la testa ce l’ha.

Parlando di casa, vi volevo raccontare che, in questo periodo di stop forzato, #tuttegiuperterra non si è fermata del tutto: abbiamo pensato, in qualche modo, di fare qualcosa: ci siamo guardati intorno e, dato che siamo torinesi, è stato inevitabile non vedere subito Casa Oz. Cosa è Casa Oz? Ma dai! Se non lo sapete un po’ vergognatevi, comunque vi faccio un piccolo riassunto: CasaOz è una casa che accoglie i bambini e le famiglie che incontrano la malattia, offrendo un sostegno e un’ospitalità concreti, per aiutare a ritrovare ‘una quotidianità che cura’.

Noi di #tuttegiuperterra in questi mesi non avevamo una grande cifra da donare: ma – come ci hanno confermato – con quella piccola cifra CasaOz ha fatto tanto: sono state acquistate mascherine per famiglie, bambini, ragazzi e per il personale, in modo da poter mettere in sicurezza tutti, inoltre si stanno attrezzando le residenze Oz di dispositivi per mantenere i contatti che le proprie famiglie e agevolare anche i più piccoli a seguire le lezioni on line in questo periodo. E, dato che fare rete ed aiutarci, oltre che a fare bene agli altri fa bene a noi stessi (e di stare bene in questo periodo ne abbiamo davvero bisogno), il consiglio è di approfittare della campagna SMS Casa Oz che partirà l’11 maggio: vi daremo tutti i dettagli a giorni, #staytuned (& #staysafe, chevelodicoaffà).

 

 

SaporiNews.com – Ziccat consegna il gelato a domicilio

SaporiNews.com – Ziccat consegna il gelato a domicilio

Dopo l’esplosione del delivery nei primi dieci giorni di aprile con 1500 ordini sullo shop online, tra uova di cioccolata, praline, tavolette, ovetti, con una media costante di circa 100-150 al giorno, Ziccat, storico marchio del cioccolato artigianale torinese, pensa al dopo festività. Complici le belle giornate e la temperatura primaverile, Ziccat propone sempre in formula delivery il gelato nato dalla collaborazione con un altro Maestro del Gusto: Riccardo Serra della Gelateria La Tosca. 12 gusti di puro piacere, frutto di una lavorazione rigorosamente artigianale, per affrontare questi giorni di lockdown in attesa della riapertura delle attività.

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25 aprile 2020: #iorestolibero. Ora più che mai.

25 aprile 2020: #iorestolibero. Ora più che mai.

In un periodo complicato come questo, in cui tutti contenuti vengono messi sul digitale, anzi noi stessi sopravviviamo quotidianamente perché comunichiamo grazie al digitale, anche ‪il 25 aprile si festeggia sul web. Probabilmente, dal secondo dopoguerra, non ci siamo mai sentiti così vicini al desiderio di liberazione e di unità che dovevano avere animato le persone scese in piazza nell’aprile 1945. E se qualcuno si ponesse la domanda la domanda se c’era veramente bisogno di festeggiare ‪il 25 aprile anche quest’anno, la risposta è sì, assolutamente e senza dubbio sì. Perché in anni bui, sempre più foschi, di perdita dei valori e della memoria, il fatto di essere reclusi in casa per resistere e insieme far fronte ad un nemico comune ha compiuto il miracolo, facendoci di nuovo sentire, chiaro e forte, Il messaggio della liberazione.

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Paolo Verri: e se iniziassimo a ‘capire’ la cultura?

Paolo Verri: e se iniziassimo a ‘capire’ la cultura?

Come dice Francesco Piccolo questa settimana sulle pagine de la Lettura del Corriere della Sera “ci sarà una rinascita e sarà davvero come quella del dopoguerra, con l’euforia e la capacità di ricostruire. A questo credo fermamente. Ostinatamente. Ottusamente….Dentro la mia testa convivono i pensieri più egoisti e superficiali e la comprensione dell’umanità, di cui dal mese di marzo sono orgoglioso di far parte, così come sono sinceramente orgoglioso di vivere in questo Paese (dal mese di marzo)”.

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Back to the future: 44 idee per tornare nel futuro

Back to the future: 44 idee per tornare nel futuro

È uscito Back to the Future, un e-book, edito da Be Unsocial, con 44 idee per il mondo che verrà. In un momento così pieno di dubbi sul futuro, ed in un momento in cui, diciamolo, tutti vogliono spiegare tutto e si sdilinquiscono su dirette tv interminabili o in dichiarazioni che occupano pagine intere di giornali, è bello – e direi quasi consolatorio – poter leggere i punti di vista ‘senza sbavature’ e pur nella loro brevità, incisivi, raccolti da Alice Avallone, docente e coordinatrice didattica del College Digital della Scuola Holden di Torino e fondatrice di Be Unsocial, rivista di antropologia digitale, www.beunsocial.it.

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Back to the future, è l’ora delle città circolari

Back to the future, è l’ora delle città circolari

Esce in questi giorni Back to the Future, un e-book gratuito che raccoglie 44 idee e chiavi di lettura pensate e ipotizzate da altrettanti autori – giornalisti, storici, sociologi, docenti di design, antropologi, esperti d’arte – per prepararci al post Coronavirus, e accompagnarci appunto back to the future, ovvero al ritorno alla (futura) normalità. Non sappiamo cosa ci attende, “possiamo solo dire che la vita sarà diversa da quella che abbiamo vissuto fino ad ora. Le strade che conosciamo, e i mezzi che abbiamo costruito per percorrerle, nel futuro non esisteranno più.

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Robe da quarantena: la tinta e il discorso della regina

Robe da quarantena: la tinta e il discorso della regina

Questa quarantena ci sta offrendo, volenti o nolenti, nozioni di manualità e fai da te. Si fanno in casa grandi crostate, si sforna il pane ‘cresciuto’ grazie all’ultimo quadrettino di lievito trovato al supermercato ( si sa, gli italiani sono un popolo di santi, navigatori) e panificatori, si sferruzzano maglioni o coperte con vecchi gomitoli di lana trovati in soffitta.

Si fa presto a dire #iorestoacasa. ambiguità di un hashtag

Si fa presto a dire #iorestoacasa. ambiguità di un hashtag

Se ci pensate, in questo periodo non esiste hashtag più ambiguo di #iorestoacasa. Non solo, ma, sempre se ci pensate bene, anche più triste: perché, chi una casa non ce l’ha, dove va ora? Non ci sono approdi sicuri per tutti, nelle acque agitate dei giorni del Coronavirus. E chi è fragile è sempre più fragile.

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Digital Quarantena

Digital Quarantena

 

Ragazzi che fatica sti giorni! Che sono già molto complicati e faticosi di per sé, e il peggio è che non sappiamo quando finiranno. Infatti, diciamoci la verità: vi eravate messi l’animo in pace pensando di passare la giornata stravaccati sul divano o a fare tranquillamente il vostro smart working, ciondolando il resto del tempo.

Sono capace di stare da solo?

Sono capace di stare da solo?

Quello che dice  il mio amico Paolo Marcesini, Direttore editoriale dell’online (e bellissimo) magazine Memo, è un po’ quello che pensiamo noi tutti. In sintesi, Paolo spiega  che un conto è stare a casa sapendo di poter uscire quando si vuole, un altro conto è essere in quarantena e dunque essere chiusi a casa e a chiedersi, costretti dalla quarantena stessa,  se si è capaci di passare il tempo da soli e chi sono le persone con cui davvero vale la pena di passare le ore e i giorni ‘non costretti’ della nostra vita.

Non servono aggiunte a quello che spiega e che scrive benissimo Paolo: credo che sia utile a ognuno di noi leggere questa riflessione per sentirsi un po’ meno soli. Sì, proprio nei momenti in cui ci chiediamo se siamo capaci di stare da soli.

Acqua: proprietà e abbinamenti gourmet

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