Sapete, no, di questa parola. Gelicidio. E’ un termine che è cresciuto (non nato, perché esisteva già ma era sconosciuto a tutti noi comuni mortali) in questi ultimi due, tre giorni. All’inizio pensavo fosse una forma per indicare come il freddo killerizza noi che ci aggiriamo in casa con minimo tre maglie una sopra l’altra e sopra a tutto portiamo una coperta annodata sotto il mento, a mò di mantello di Superman.
Comunque l’assonanza di gelicidio con termini come omicidio, genocidio, femminicidio, suicidio, ‘sa’ perlomeno di noir . Invece il gelicidio è un fenomeno atmosferico: cioè trattasi della trasformazione di gocce d’acqua in ghiaccio, appena toccano un terreno con temperature inferiori alla zero termico. insomma, avete capito no? Vi dò la definizione di Wikipedia, per essere più precisa:
Il fenomeno accade quando a livello del suolo è presente uno strato di aria fredda, con temperatura inferiore a 0°C, mentre sopra c’è uno strato d’aria più calda che consente la fusione della neve che cade dalle nubi (il gelicidio non si forma quasi mai da nubi calde, cioè da nubi da cui l’acqua precipita allo stato liquido). Quando le gocce vengono a contatto con una superficie congelano all’istante, formando uno strato di ghiaccio trasparente, omogeneo, liscio e molto scivoloso, racchiudendo i rami degli alberi, gli arbusti, gli steli dell’erba, i cavi elettrici all’interno di un involucro assai duro di acqua cristallizzata e trasparente. Il deposito di ghiaccio che si forma sugli oggetti è detto spesso vetrone o popolarmente vetriore.
Almeno al nord, in realtà, assistiamo a questo fenomeno anno dopo anno, tutte le mattine d’inverno, quando scendiamo, saliamo in macchina e ci accorgiamo che il lunotto è coperto da uno strato trasparente, e incominciamo a tirarne giù di ogni.Siamo sopravvissuti, bene, direi, al fatto di non sapere che il fenomeno avesse un nome (a parte tutti i nomi che abbiamo evocato noi). Ma i media quest’anno stanno strausando la parola gelicidio per fare notizia, seminando il solito panico meteorologico. Sì, quello delle bombe d’acqua o dell’Italia nella morsa del gelo (appunto). Il contraltare dell’Italia nella morsa del caldo, con i consigli – utilissimi – agli anziani e ai bambini di non uscire nelle ore più calde, di bere e di mangiare molta frutta e verdura.
Allora: purtroppo il gelo che diventa un rischio per il manto stradale c’è, il freddo e la neve (o la pioggia, dipende dalle regioni) ci sono, però se non ora quando. Anzi, direi che il clima in questo ponte dell ‘Immacolata ci ha catapultati, da zero a mille, nell’atmosfera natalizia. Quella ‘giusta’, fatta di cioccolate calde e di corte giornate buie illuminate dalle lucine delle vetrine dei negozi del centro. Quell’atmosfera dove, fateci il favore, non c’è posto per nessun termine che finisce con – cidio. Uff.
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