Non so se avete sentito. Il 9 aprile Brooklyn Beckham – figlio di David e Victoria Beckham – si è sposato con Nicola Peltz, modella e attrice, figlia del finanziere miliardario Nelson Peltz. Naturalmente nozze sfarzosissime (3,5 milioni di dollari, location Palm Beach) e vippissime (ospiti Serena Williams, Gordon Ramsay, le Spice Girls Mel B ed Emma Bunton, l’attrice Eva Longoria, cara amica di Victoria Beckham, il figlio di Madonna Rocco Ritchie, amico di lunga data dello sposo. E fin qui. Fra l’altro, oltre a essere la ricca fra i due, Nicola è anche la bella, mentre Brooklyn, pur essendo figlio di cotanti genitori è bruttarello. Però questo ragazzo bruttino è molto intelligentemente sul pezzo: infatti da sposato ha preso il cognome della moglie e adesso si chiama Brooklyn Peltz Beckham. Ha cambiato nome anche su Instagram, così come la sua sposa. Ecco, secondo me, in un momento storico in cui le donne ti possono scatenare contro una bufera mediatica insultandoti in tutti i luoghi e in tutti i laghi, solo perché magari tu, donna, dichiari che non ami i peli sulle gambe e una ceretta te la faresti anche volentieri, il fatto che un marito abbia preso il cognome della moglie lo pone in una luce (social e analogica) molto favorevole. Di recente c’era stata solo Kim Kardashian che, sposandosi, aveva assunto il doppio cognome Kardashian West. Non è una gran notizia perchè Kim è una donna e comunque non è che il marito Kanye si fosse poi chiamato anche lui con il doppio cognome, magari invertito, cioè West Kardashian. Invece, in questo affaire dei cognomi Brooklyn è stato veramente smart e moderno, oltre che dimostrarsi molto innamorato (a proposito come si chiamava Victoria ante David Beckham, ovvero quando faceva parte delle Spice Girls? Io me la ricordo come Posh Spice, e poi dopo è sempre stata Victoria Beckham). Comunque erano ben altri tempi quando nelle famiglie ci si disperava se il figlio primogenito non era un maschio, perché era solo attraverso la discendenza maschile che si aveva la possibilità di poter tramandare, oltre al patrimonio di famiglia, il nome del casato, ovvero appunto il cognome.
Lo stesso per secoli è stato per le monarchie: cioè la corona poteva passare solo in linea maschile. Unica eccezione è stata nel Novecento la mitica inossidabile Elisabetta (Windsor, poi nel Cinquecento c’era stata Elisabetta Tudor, e ad essere precisi nel Seicento Caterina di Russia e nel Settecento Maria Teresa d’Austria). Però per fortuna oggi sono molte le principesse che diverranno regine, almeno in Europa: dalla Svezia alla Spagna, passando per Olanda e Norvegia. Insomma ci saranno un sacco di principi consorti. Invece nel resto del mondo ci sono ancora molte principesse che per il solo fatto di essere donne non erediteranno la corona: prima fra tutte la principessa Aiko, unica figlia dell’imperatore giapponese Naruhito e di sua moglie Masako, quindi di diritto in pole position, che non sarà mai imperatrice. D’altronde, il ragionamento è stato: se è andata bene per 125 generazioni di Trono del Crisantemo (no, non di Spade) perché cambiare? E così l’attuale erede imperiale è il pricipe Akihino, fratello dell’attuale imperatore, che poi a sua volta passerà palla al figlio Hisahito. Decisamente, il Giappone non è un Paese per donne, e infatti non è finita qui: alla cugina di Aiko, principessa Mako, che ha sposato un ‘comune borghese’, è stato tolto il titolo nobiliare (a cui comunque Mako aveva rinunciato per amore e, tutto sommato immagino, per il diritto di avere un’ esistenza più normale e libera). Mako attualmente vive a New York, fa la curatrice (in prova) al Met, mentre il marito ha sostenuto l’esame per diventare avvocato. I curatori ‘senior’ del Metropolitam Museum dicono che la ragazza è molto in gamba e preparata e prevedono per lei un futuro luminoso nel mondo dell’arte. Brava Mako, molto meglio vivere in una rutilante New York a contatto con persone interessanti di ogni età, genere e razza che essere una reclusa di lusso in un palazzo imperiale e non potere avere contatti ‘veri’ con l’esterno. Vabbè che dire, viviamo in un mondo dai poli ancora socialmente opposti, e per ‘pareggiare la bilancia’ di strada occorre ancora farne: per ora ad un Brooklyn Peltz Beckham corrispondono una Aiko e Mako ‘diseredate’ perché donne e perché vogliono vivere la propria vita, ma l’importante è che, nonostante tutto, inevitabilmente, inesorabilmente si sta andando avanti. Whatever it takes.