No vabbè, are you serius? Ma che davero davero? Siamo arrivati a questo punto: una multinazionale (di quelle multinazionali che hanno centomilamille marchi sotto il loro ombrello) ha tolto da ogni sua crema e shampoo l’etichetta con la dicitura normale (tipo shampoo per capelli normali o crema per pelli normali). Pare che anche su questi prodotti la dicitura potrebbe offendere qualcuno, e non essere inclusiva di chi normale non è o non si sente. Ma dico, oh, qui veramente esageruma nen e rendiamoci conto a che punto siamo arrivati. Cioè metti caso che io vada al supermercato (e ci vado con le mie stampelle e con la mia malattia genetica), metti caso che io non abbia capelli con esigenze particolari, se non la manutenzione regolare dalla parrucchiera ovvero colore e taglio. Quindi se io cerco uno shampoo per capelli normali non lo trovo più; idem per le creme per il viso: cioè se ce l’hai grassa o secca o mista ok, ma se hai una pelle appunto ‘normale’ adesso bisognerà ingegnarsi ed aguzzare la vista per trovare un’altra etichetta che esprima lo stesso concetto di ma in un altro modo. Non so, suggerisco etichette tipo ‘shampoo per capelli politicamente corretti’ o ‘crema viso per pelli in tutti i luoghi e in tutti i laghi’. Cioè, ma qualcuno di voi si è mai sentito offeso o escluso per questa cosa? Diamoci anche un po’ un limite, per non sembrare ridicoli.
Questa non è un’operazione di inclusività bensì un’operazione di marketing che cavalca l’inclusività e approfitta del concetto (e di quanto adesso sia di tendenza). Più o meno stessa operazione di marketing furbetto l’ha fatta Alessia Marcuzzi con la sua nuova linea di skincare: prodotti no gender per la cura della pelle del viso e del corpo, adatti a uomini e donne e a pelli di qualsiasi colore (si può dire colore?).
Molto furba anche la trovata per lanciarla: una foto con una serie di lati B ambosessi. Perché pare che dal lato B sia impossibile riconoscere il sesso di un essere umano. Cosa che a me non risulta proprio: sono convinta la maggior parte delle persone distingua a prima vista il sedere un uomo da quello di una donna. Comunque. Ognuno faccia il marketing che vuole, solo non ci prenda (troppo) in giro e noi cerchiamo ragioniamo con le nostre teste, perché tutta questa che stiamo vivendo è una vera e propria nuova caccia alle streghe degli anni negli anni 20 del 2000 in nome di una presunta inclusione che poi nelle minime cose quotidiane non esiste (dall’iva sugli assorbenti, che costano un botto, al congedo parentale anche per gli uomini, alla discriminazione sul luogo di lavoro delle persone con un’identità sessuale semplicemente diversa dalla nostra). Comunque, dato che siamo a Pasqua bisognerà fare attenzione anche alle uova, o meglio alle sorprese, che siano adatte a bambini e a bambine. Devo dire che lì, che io ne abbia memoria, siamo a posto: perché trovavo sempre o portachiavi o piccole calcolatrici che regolarmente non funzionavano.
Quindi andavano già bene, voglio dire già le sorprese erano gender free e politicamente corrette negli anni 70, salvo che poi erano delle barachette, ma quello è un altro discorso.
Che dire dunque? Tanti auguri di buona Pasqua a tutt* !!!!! (Non sia mai che l’augurio non sia polical e gender correct!)