Adaptive Fashion Made in Italy, finalmente.

Chissà forse ci ha messo lo zampino il COVID, fatto sta che la settimana della moda quest’anno mi sembra davvero più inclusiva, sensibile e vicina ai bisogni delle persone: infatti per la prima volta in occasione della Milano Fashion Week sono stati presentati non uno ma ben due brand di moda adattiva (per chi ancora non lo sapesse, con il termine si indica la moda che propone outfits che si adattano alle diverse fisicità delle persone disabili ma non solo).

I brand sono D – Different e Iulia Barton, e hanno almeno due punti in comune: i loro ideatori sono partiti da esperienze di vita reale a contatto con persone in difficoltà, e hanno avuto chiaro da subito il voler creare capi di abbigliamento non solo pratici per chi è in carrozzina o è portatore di disabilità, ma anche (testuali parole) ‘fighi’ per stare in mezzo alla gente in occasioni come cene, appuntamenti con gli amici, meeting di lavoro, ma anche per sentirsi più a proprio agio nella vita di tutti i giorni, senza dover essere costretti ad indossare le solite (e deprimenti) tute.

D – Different è la linea voluta dall’atleta paralimpico Emiliano Malagoli (che nel luglio 2011 perde la gamba destra a seguito di un incidente stradale in moto, ma in tempi record ritorna a correre in pista e decide di condividere la sua passione con altre persone disabili, e da Chiara Valentini, campionessa europea 2006 nella classe 600cc., rientrata alle corse dopo 4 anni di fermo a seguito di un infortunio. Dal loro incontro e soprattutto dalla loro esperienza e determinazione, nasce l’Associazione Di.Di. Diversamente Disabili, poi diventata Onlus, con l’obiettivo di promuovere verso i giovani disabili l’attività sportiva come elemento di socialità e di recupero realizzando attività varie, tra cui una Scuola Guida con moto adattate e istruttori con la stessa disabilità degli allievi, che ha riportato in sella più di 200 ragazzi e un Team di piloti “speciali” (ad oggi circa una settantina). Il brand D-Different si ispira molto alle storie della comunità di Di.Di. Diversamente Disabili:“Volevamo guidare una moto, e l’abbiamo adattata alle nostre esigenze. Volevamo vestirci alla moda, e abbiamo creato una linea di abbigliamento fashion e comoda – dice i Emiliano Malagoli – Dopo 10 anni in cui con Di.Di. abbiamo riportato in moto centinaia di ragazzi con disabilità, abbiamo voluto proporre un progetto che aiutasse le persone con particolari esigenze fisiche, come le mie, nella vita di tutti i giorni: perché l’indipendenza e l’autostima passano anche per quello che si indossa”. Il brand nasce dalla collaborazione con l’eco-designer Tiziano Guardini, che ha saputo trovare una soluzione stilistica alle esigenze quotidiane delle persone con disabilità, senza rinunciare ad una ricerca estetica e al rispetto per l’ambiente.

“Questa prima capsule, che abbiamo voluto chiamare ‘Start your freedom’ è un progetto ambizioso perché vuole abbracciare tutti, nessuno escluso – dichiara il designer Tiziano Guardini – D-Different nasce dall’attento ascolto di esigenze diverse e dalla volontà di creare qualcosa di esteticamente piacevole ma nello stesso tempo utile e funzionale per l’utente finale. Naturalmente tutto nel rispetto dell’ambiente”. Non a caso i capi sono stati realizzati con tessuti deadstock o upcycled, lo stesso Tiziano Guardini è un eco – designer che ha vinto, già nel 2017, il premio Franca Sozzani Green Carpet Fashion Award For Best Emerging Designer.

“L’idea è stata mantenere – spiega ancora Tiziano Guardini – il concetto di circolarità e cercare di produrre un bene condiviso. L’ispirazione per la linea D – Different è il viaggio, la similitudine è moto uguale libertà: abbiamo usato quindi accorgimenti che rendono il corpo più libero, per i pantaloni aperture con cerniera calamitata che vanno dalla caviglia all’anca, per camicie e giubbotti bottoni con chiusura a magnete al posto dei bottoni, jeans e chinos con assenza di cuciture sul dietro e vita elasticizzata”. Infine, anche le maniche delle giacche sono più corte, per evitare che si crei intralcio con le ruote della carrozzina.

Obiettivo condiviso con Iulia Barton: “Volevamo offrire un prodotto comodo, ma al tempo stesso un capo bello da indossare e da vedere, qualsiasi fisicità si abbia” ci racconta Giulia Bartoccioni AD e anima del brand, che ha creato appunto la sua linea adaptive.“ Desideravo che finalmente si abbattesse l’idea che la disabilità è inconciliabile con il glam”. Inoltre i capi sono veramente inclusivi, adatti a tutte le fisicità: corpi di persone normodotate, magre, curvy, più alte, più basse, sono no gender e no season. “Abbiamo fatto diversi incontri con la nostra community, che riunisce ragazzi e ragazze con diverse disabilità, per poter disegnare abiti che andassero bene per tutti – infatti chi è in carrozzina ha esigenze diverse da chi, ad esempio, ha un arto amputato. A questo proposito, un’esperienza utilissima è stata “quella di essere presente nei backstage delle sfilate organizzate prima per Vertical, la onlus di mio fratello, poi per la mia stessa agenzia, con modelli e modelle con ogni tipo di disabilità, e rendermi conto delle diverse problematiche che nascevano nell’indossare un abito regular”. Si, perché in un’ottica di inclusione vera (e non solo di facciata), lo stesso abito deve poter essere indossato con facilità e soddisfazione da chiunque.

Giulia capisce quindi che è necessario invertire il paradigma: non sono i corpi che devono adattarsi agli abiti, bensì viceversa. Così il designer Diego Salerno (Head designer Iulia Barton ed HR consultant specialist design department Max Mara Fashion Group) ha dato vita a dieci pezzi tutti intercambiabili e combinabili (fino a creare venti look), per una capsule in cui, dice “ Non abbiamo lasciato nulla al caso e continueremo ad aggiornare i capi sulla base dei riscontri che arriveranno da chi li indosserà”. Così “I pantaloni sono studiati per adattarsi in vita a tre taglie diverse, hanno aperture facilitate su entrambi i lati e supporti interni perché le cerniere non tocchino mai la pelle”. Anche per questo brand, i tessuti sono tutti sostenibili: “upcycled – spiega Giulia – ma anche, per adattarsi ad ogni esigenza, elastici, morbidi ma resistenti, non si sgualciscono, sono idrorepellenti inoltre sono tutti ipoallergenici, perché “spesso chi è amputato o ha limitazione nei movimenti ha la pelle più delicata”.

Anche sui mercati internazionali c’è grande attesa: in Giappone Giulia è già stata presentata su Vogue e per il futuro entrambi brand hanno un sogno nel cassetto: poter ‘allargare’ le collezioni. Anche rivolgendosi target più mirati: ad esempio Barton vorrebbe creare una linea per bambini mentre per D Different, (i cui capi sono già adesso molto belli e indossabili anche da donna), Emiliano Malagoli e Tiziano Guardini già pensano ad una linea più declinata al femminile. Last but not least, entrambi i brand sono accessibili anche nei prezzi e i capi si possono acquistare (per il momento solo) on line: su iuliabaton.com e per D – Different sulla piattaforma crowfunding indiegogo. Per gli appassionat*di social: non perdetevi su You tube il video di Ferrovie dello Stato (partner tecnico di Iulia Barton così come B per Banca) in cui l’influencer Laura Miola, vestita con un outfit Iulia Barton, racconta il suo viaggio (adaptive) in treno da Roma a Milano per assistere alle sfilate della Fashion Week.