Finalmente l’ho trovata! Una stylist italiana che si occupa di disability e diversity!!!! Fra l’altro oggi è proprio la giornata per parlarne perché siamo in tema di Oscar (la Notte si è tenuta appunto la scorsa notte), e lei ha vestito la protagonista del documentario candidato agli Oscar nel 2021 Crip Camp: disabilità rivoluzionarie (prodotto dalla Higher Ground Productions di Barack e Michelle Obama, che ne sono anche i produttori esecutivi, così en passant) . Lei è Angela Bianchi, una stylist italiana (wow) che si occupa anche di disabilità e diversità.
Prima dell’intervista, fatemi solo dire una cosa riguardante quello per cui saranno ricordati gli Oscar 2022, cioè l’affaire schiaffone di Will Smith a Chris Rock. Io la penso così: trovata pubblicitaria studiata a tavolino o meno per il lancio del film Una famiglia Vincente – King Richard, certa gente che continua con le cattive (maniere), va fermata. E o la fermi con le cattive o non si ferma proprio. Basta con gli idioti che ti dicono platealmente, umiliandoti in pubblico, le peggio cose, colpendoti su argomenti che ti fanno soffrire, per poi farti passare anche per un cretino/a dicendo ‘ma chiarissimo che scherzavo’: ma se sai che ci soffro che scherzo è? Ma basta. Lo so, non sono politicamente corretta. Ma io penso che anche questa è una forma di bullismo, no?. (Che poi sinceramente la battuta di Chris Rock era veramente penosa, ma questo lo pagano veramente?). Boh.Comunque, detto questo, scusate per l’interruzione, e passiamo ad Angela, che ha iniziato come ‘semplice’ consulente di immagine e personal shopper, per poi passare anche al settore moda inclusiva.
Cosa significa per Angela Bianchi moda inclusiva?
“Significa dare a tutti, ma proprio tutti, la possibilità di sentirsi bene e belli nei propri abiti. Per chi crea, significa considerare non solo stili diversi, ma anche fitting, taglie, accorgimenti diversi per rendere il momento del vestirsi entusiasmante e divertente per tutti. Usando per esempio, capi come le camicie con chiusura in velcro, o pantaloni pensati per chi si muove su una sedia a rotelle, o ancora scarpe in numeri piccoli per persone grandi”.
Essere un Diversity e Disability Stylist è una scelta che ha reso più completo il tuo lavoro?
“Ho pensato che un consulente di immagine non è completo se non riesce a soddisfare ogni esigenza di valorizzazione, e ho avuto l’impressione che parlando di diritti e doveri non si pensasse abbastanza alla necessità di rappresentazione di tutte le diversità (sessuali, fisiche, cromatiche, religiose, culturali, sentimentali…).”
Così, nel 2019, “dopo la conferenza nazionale di Rete al femminile a Torino, metto insieme un po’ di ispirazioni e penso che sarebbe stato bello creare un blog di moda e bellezza che possa diventare un punto di riferimento per tutt* coloro che dalla moda e dalla bellezza si sentono esclusi”.
Nasce così DiversityStyling By VirgoImage un progetto indipendente di VirgoImage (la ‘prima’ società di consulenza di immagine di Angela Bianchi), con un blog internazionale dedicato a tutt* che parla di moda, cosmetica, bellezza: “tre tipici settori che, come disse l’attrice e modella transgender Americana Hari Nef a The Business of Fashion, hanno il potere di dirci chi va bene e chi no”.
Chiarisce Angela: “DiversityStyling By VirgoImage è aperto a tutt* – l’obiettivo non è solo quello di raccontare storie ma di dare consigli ed informazione concrete per sentirsi meglio nei propri panni, accettarsi, valorizzarsi senza snaturarsi e soprattutto… scoprire dove acquistare o a chi rivolgersi per esigenze specifiche”.
Gia, il tema/problema è proprio dove acquistare e da quali brand poter acquistare capi adattavi…
”Sicuramente all’estero si parla di più e da più tempo di moda adattiva, qui da noi invece c’è molta impreparazione. Bisognerebbe partire, come per ogni nuovo prodotto di marketing, da una semplice analisi di mercato”.
Che sarebbe utile – aggiungo – anche a stabilire quale possa essere il giusto prezzo di un capo adattivo, che deve accessibile anche dal punto di vista economico.
Se dovessi pensare ad una capsule adaptive con capi basic, cosa sceglieresti?
“Rispetto ad un capsule wardrobe per persone con disabilità la mia risposta – sottolinea Angela – è che, se parliamo di stile e tipologia di capi, non ci sono differenze con una capsule per persone normodotate. Potrebbero però esserci degli accorgimenti a livello tecnico che rendono le persone più autonome nel vestirsi con stile”.“Comunque – aggiunge Bianchi – prima di dare indicazioni è sempre utile, almeno per me lo è stato, chiedere quali sono le principali difficoltà che si incontrano con l’abbigliamento comunemente a disposizione. Di base si prediligono tessuti naturali che lascino traspirare la pelle e non la irritino. Meglio evitare tessuti troppo scivolosi che rischiano di minare la stabilità della seduta così come top e maglie che si infagottano davanti sull’addome per chi ha difficoltà a tenere il busto più eretto.Anche le maniche troppo lunghe rischiano di sporcarsi quando si girano le ruote o le scarpe da indossare in autonomia se l’apertura della scarpa o la curvatura non sono appropriati.Infine l’altezza della vita dei pantaloni e la loro chiusura devono essere pensati in modo da aderire comodamente al corpo senza rischiare di scendere o di infagottare. ”
Quali sono invece i tessuti da prediligere nella scelta di capi adattivi?
“Di base si prediligono tessuti naturali che lasciano traspirare la pelle e non la irritano. Meglio evitare tessuti troppo scivolosi che rischiano di rendere instabile la seduta, così come, per chi ha difficoltà a tenere il busto eretto, top e maglie che tendono a ‘infagottarsi’ad altezza dell’addome. Attenzione anche alle maniche troppo lunghe: rischiano di sporcarsi quando si girano con le mani le ruote della carrozzina; capitolo calzature: se l’apertura o la curvatura della scarpa non sono abbastanza ampie e comode, le scarpe non si potranno indossare in autonomia. Infine l’altezza della vita dei pantaloni e la loro chiusura nei modelli adattivi devono essere pensati in modo da aderire comodamente al corpo senza rischiare di scendere o di infagottare”.
Immaginiamo due ‘scenari’: lavoro e uscita serale….
“Per il lavoro pensiamo a camicie o bluse, blazer o cardigan, gonne al ginocchio o pantaloni che non vadano a intralciare i movimenti. L’intimo è fondamentale e si può scegliere ad esempio un reggisento con chisura frontale o slip con chiusura laterale come gli esempi del brand Intimately. Per camicie o bluse si possono scegliere le versioni con chiusure a velcro o magnetiche come offre Smart Adaptive Clothing, blazer più corti in modo che non si spiegazzino sulla schiena, linee che seguono il corpo per non fare volume sul busto o sull’addome qualora la postura non fosse completamente eretta. I pantaloni devono essere comodi a gamba più o meno larga, eventualmente con elastico e a vita alta. Gonne al ginocchio in modo che non diventino troppo corte quando si è seduti e in tessuti non troppo scivolosi per non rendere scivolosa la seduta. Per la sera o le occasioni più mondane in cui può essere richiesto più glamour, terrei solo sul davanti eventuali ricami/ruches/ decorazioni, in modo che non disturbino la seduta. Le calzature per la nuova stagione possono essere per esempio sneakers – fra l’altro trend del momento n.d.r. – o con chiusure a velcro o cerniere o accorgimenti sulla pianta della calzatura, per agevolare i movimenti senza impedimenti. Un esempio? I bellissimi sandali per Judith Heumann o le francesine di Riccarda Ambrosi disegnati da Chiara Ferriolo. Per le sneakers, benissimo quelle del brand Billy Footwear.
Anche Angela alla fine ci confida che la ricerca di brand italiani fashion adaptive continua…