Hillary, Radio Maria e i frigoriferi: storie tese

Che aria pesante, dovunque ti giri. Alle elezioni presidenziali è probabile che vinca Trump, e ho paura che scoppi la Terza Guerra Mondiale. D’accordo, Hillary non è Michelle, ma sta povera donna meriterebbe di diventare Presidente degli USA già solo per quello che ha passato. Sì, con quel buontempone di suo marito e la Lewinsky, dai. L’altra settimana poi si è messa anche Madonna, che molto opportunamente, molto elegantemente, proprio alla Clinton ha fatto un endorsement particolare, tipo: “A chi vota Hillary (ma proprio a tutti?) farò un … E sono brava”. Ma non aveva proprio altri argomenti? Peraltro per convincere anche l’elettorato femminile: così dicendo, infatti, è riuscita ad eguagliare il sessismo womanapartheid di Trump. Perché alle donne (che tra l’altro votano, eccome se votano) non ha promesso niente. Che so, una serata indisturbate a guardare in esclusiva il finale de Il Segreto. Davvero, complimenti per la furbata, Miss Ciccone. Domani vedremo come andrà a finire.

Seconda notiziona: uno speaker di Radio Maria ha dichiarato che il terremoto è la punizione divina per le unioni civili in Italia. Ma come si fa anche solo a pensarle queste cose. Vè, siamo nel 2016, non nel pieno della caccia alle streghe quattrocentesca. Persino Papa Francesco si è dissociato, e l’intera CEI a seguire. Da Radio Maria invece (che non so se avete notato ma, con ottomila ripetitori sul suolo patrio, prende benissimo ovunque, autostrada compresa e coprendo le altre stazioni) si sono difesi dicendo che colui che ha fatto tale dichiarazione è “solo” un collaboratore esterno. Che scusa è? Mi sfugge…comunque lo hanno poi sospeso.

A Roma intanto accadono robe serie: c’è il complotto dei frigoriferi e non son mica noccioline. La Raggi infatti ha affermato che non se ne sono mai visti così tanti abbandonati per le strade e che questa è una mossa politica per destabilizzarla. So’ cose. Cosa possiamo fare per aiutarla? Non so, ad esempio lanciare la campagna “Adotta anche tu un frigorifero”, ognuno di noi potrebbe dare un nome al proprio e utilizzarlo come armadietto per le scarpe, ripostiglio delle scope o letto dove chiuderci e andare in letargo fino alla primavera. Che non voglio saperne più, almeno per un po’.

 

 

 

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