Sono arrivati, sono intorno a noi, sono dappertutto…tremate tremate i Pokémon son tornati (e).
Li vedi solo con lo smartphone: et voilà un mostrillo al tavolino del bar, uno in piazza, uno nell’aiuola della rotonda sul corso, uno sul monumento equestre….Devi catturali tutti. E alla fine cosa si vince? Niente, però in compenso hai lasciato alla Niantic (che ha sviluppato il gioco) un sacco di tuoi dati personali, alla faccia della privacy.
Per la serie che ve lo dico a fà: Pokémon Go! é la App del momento (da un’idea di Nintendo ed ispirata ad una fortunata serie di anime jap anni ’90): è sbarcata in Italia il 15 luglio, ma è già diventata il tormentone dell’estate (per forza, ti segue anche in villeggiatura. Nei pressi del mare o di laghi ci sono Pokemon d’acqua, mentre in montagna o in campagna ci sono i Pokemon dei boschi). Il ‘giochino’ funziona usando la realtà aumentata e la geolocalizzazione: in pratica tu sei il tuo avatar che deve cacciare, imprigionare, palestrare allenandoli più Pokemon (abbreviazione di Pocket Monsters) possibili. Ieri un ragazzo di New York ha annunciato on line di averli catturati tutti, svelando che il ‘grosso’ del lavoro è stato a Central Park, che lì c’era un mostrillo annidato in ogni dove.
A Torino, invece, I Pokémon hanno invaso anche i musei, come Palazzo Madama (cosa non si farebbe per sbigliettare più visitatori), mentre pochi giorni fa un ragazzino, piantatosi nel mezzo di via Roma intento a cercare mostri con gli occhi sul cellulare, è stato tirato indietro da un amico giusto in tempo per non essere centrato da una macchina. Poi c’è anche chi ne approfitta, vedi il tipo che l’altra settimana sosteneva con una ragazza che c’era un Pokemon sul suo reggiseno.
Che dire: zombie di tutte le età e sesso si stanno aggirando per le nostre città col cellulare ad altezza occhi in cerca di Pikachu. Ed io in prospettiva vedo ingrossarsi le fila delle persone che cadono #tuttegiuperterra.
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